Business Agility in pillole. Perché abbiamo bisogno della Business Agility & Innovation

Il mare in cui stiamo navigando risulta mosso e spesso imprevedibile. Scoprire nuove tecniche in grado di facilitare il raggiungimento dei nostri obiettivi professionali e, perché no, anche personali, può sicuramente facilitare questa navigazione.
29/09/2022

Il mare in cui stiamo navigando risulta mosso e spesso imprevedibile. Scoprire nuove tecniche in grado di facilitare il raggiungimento dei nostri obiettivi professionali e, perché no, anche personali, può sicuramente facilitare questa navigazione. Con questo scopo nasce “Business Agility in pillole”, una breve “rubrica” settimanale in cui analizzeremo come la figura del leader sia cambiata rispetto al passato e quanto sia importante valutare l’ambiente e la cultura organizzativa prima di intraprendere qualsiasi percorso o assumere una decisione. Cercheremo inoltre di dimostrare come la sola conoscenza di strumenti tecnici/framework non basti più per perseguire gli obiettivi prefissati, ma debba necessariamente essere accompagnata da un approccio empatico e da una mentalità agile. Iniziamo insieme questo viaggio attraverso gli articoli di Angelo D'Attoma, SVP Delivery and Candidate Experience di LHH Recruitment Solutions, in collaborazione con Silvia Guarnieri, Strategic Sales Executive Manager di LHH Recruitment Solutions.

 

Perchè abbiamo bisogno della Business Agility & Innovation

 

Nell’attuale mondo del lavoro, caratterizzato più che mai da flessibilità, agilità e costanti trasformazioni, risulta complesso ottenere risultati, soddisfare il cliente e motivare il proprio team senza l’applicazione di tecniche e metodi che abbraccino la Business Agility. In primo luogo, per Business Agility si intende la capacità di un’organizzazione di riconfigurare velocemente struttura, strategia, processi, competenze, tecnologie e ruoli per cogliere opportunità in grado di portare valore aggiunto al cliente e per modificare modelli di business. A oggi sono numerose le aziende che hanno già integrato nel proprio modus operandi principi e tecniche di Business Agility, soprattutto grazie alla lungimiranza dei loro leader, i quali hanno pienamente compreso l’importanza di adottare framework e processi adatti alla velocità che caratterizza l’attuale mercato del lavoro.

 

Perchè la Business Agility è ormai indispensabile?

 

La motivazione principale è rappresentata dalla nascita ed esplosione della tecnologia, che ha aumentato in maniera esponenziale le opportunità e le sfide che ogni azienda deve affrontare; inoltre, oggi il ciclo vita di un prodotto è decisamente più breve e le dinamiche all’interno dei team di lavoro risultano più complesse. I processi e i metodi che fino a qualche decennio fa risultavano efficaci, nella maggior parte dei casi, oggi non lo sono più: è quindi fondamentale un cambiamento radicale, non solo in termini di approccio al mondo del lavoro, ma anche, e soprattutto, in termini di leadership. La Business Agility consente proprio di creare un ecosistema dinamico, basato su dati, informazioni e competenze che si trasmettono costantemente tra le diverse parti del sistema, permettendo di fornire al cliente soluzioni adeguate nel minor tempo possibile, nonostante i cambiamenti interni ed esterni all’organizzazione.

 

Il leader di oggi non è più lo stesso

 

In questo contesto così “incerto”, il profilo del leader si evolve inevitabilmente. Oggi non si pensa più al leader come a un “one man show”; da soli si è sempre fatto ben poco, ma adesso ancor meno. Dal momento che non è più possibile confinare l’impresa entro un perimetro certo, la creazione di valore non è totalmente controllabile e il manager è chiamato a essere leader in un contesto in cui non ha più potere gerarchico assoluto. Deve sviluppare la capacità di navigare e gestire le persone in uno scenario in cui le costanti sono ormai poche. A fronte di ciò, dobbiamo diffondere metodologie che aiutino colleghi, manager e imprenditori a muoversi in questi sistemi non lineari, sintetizzati nel concetto di VUCA. Credo che l’acronimo Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguitiy, coniato in ambito militare negli anni Novanta per descrivere il panorama socio-politico emergente dopo la caduta del Muro di Berlino e successivamente adottato anche nei campi del business e della leadership, descriva al meglio il contesto attuale e rappresenti il punto di partenza per approfondire e selezionare il processo e le tecniche da applicare per ottenere il miglior output possibile.

 

In quale ambiente operiamo? Semplice, complicato, complesso o caotico?

 

Ho partecipato spesso a riunioni in cui la soluzione dei problemi veniva individuata nella definizione di una o più “best practice”. La frustrazione maggiore derivava dall’aver speso tempo ed energie senza che nulla si muovesse nella direzione giusta e la causa principale di tale “spreco” risiedeva proprio nel non aver analizzato l’ambiente in cui si stava operando, non applicando quindi le tecniche più adatte alla soluzione del problema od “opportunità”. Per studiare e comprendere al meglio il contesto in cui si è inseriti è opportuno ricorrere a un sense-making model (Cynefin), che ci aiuta a “esplorare” l’ambiente per poi classificarlo in Semplice, Complicato, Complesso o Caotico. In sintesi:

 

  • Se per una determinata causa si ottiene un unico effetto, si è inseriti in un contesto Semplice, in cui è possibile la creazione di Best Practice;
  • Se non vi è una correlazione immediata causa-effetto, rendendo quindi necessaria un’ulteriore analisi, si è inseriti in un contesto Complicato, in cui è possibile creare Good Practice solo con la collaborazione di esperti;
  • Se non vi è alcun nesso di causalità, si è inseriti in un contesto Complesso, in cui sarà necessario sperimentare per identificare il fenomeno emergente;
  • Infine, se non ci si riconosce in nessuno dei tre contesti precedenti, ci si trova nel Caos. Il caos può rappresentare un’opportunità per dare inizio a un processo creativo volto a individuare nuove soluzioni per un determinato problema; tuttavia, se non voluto, il caos deve essere ricondotto il prima possibile in uno dei tre contesti precedenti attraverso l’applicazione di tecniche e metodi già conosciuti.

 

Sappiamo dove siamo. E ora?

 

Dopo aver individuato il contesto in cui ci si trova, occorre comprendere in che direzione si vuole andare. Tradizionalmente i leader definivano la mission e la vision dell’azienda, strutturando i ruoli e i team in modo coerente con questi due elementi. Oggi, invece, i leader che applicano tecniche di Business Agility & Innovation possono essere considerati come “creatori” di contesti all’interno dei quali qualsiasi collaboratore sarà in grado di proporre, ideare, innovare ed eseguire. Quindi, non c’è nessun “one man show”, per tornare alla definizione precedente, ma, piuttosto, un abile coordinatore, in grado di valorizzare i punti di forza di ciascun membro del team, utilizzando al meglio le capacità dei propri collaboratori nel momento in cui sono a disposizione.

 

Attenzione, Vision, Mission e Purpose sono elementi fondamentali nella definizione dell’identità e dei processi aziendali, ma senza un team charter difficilmente si riusciranno a raggiungere traguardi importanti. Un modello di team charter è utile quando si crea un nuovo team, ma porta numerosi vantaggi anche quando si aggiungono nuovi membri a un team esistente o quando è necessario allineare un team già consolidato per proseguire nella giusta direzione. La creazione di un team charter si basa sulla risposta a quattro semplici domande:

 

  • Quali sono gli obiettivi del team e le sue aspettative?
  • Quali sono i “super powers” del team?
  • Cosa dobbiamo aspettarci da ciascun membro del team?
  • Come celebriamo i successi del team?

 

Come si collega la Business Agility all'Innovation?

 

La risposta a questa domanda è molto semplice: per sopravvivere, un’impresa deve adeguarsi alle continue trasformazioni del contesto in cui è inserita e questo adeguamento implica necessariamente innovazione. Molti di noi conoscono solo uno, massimo due tipi di innovazione: Disruptive (existing Market, new Technology) e Radical (new Market, new Technology). In realtà ve ne sono altri due, anch’essi molto importanti: Architectural (New market, existing technology) e Incremental (existing Market, existing Technology). Se ci soffermiamo per un momento soltanto sulle ultime due tipologie, risulta evidente quanto l’innovazione sia ormai “all’ordine del giorno”, a maggior ragione in un mondo agile e veloce come quello di oggi, in cui non ci si può permettere di rimanere indietro.

 

In tutto questo processo, l’empatia ricopre un ruolo fondamentale. Nell’articolo della prossima settimana scopriremo come e perché.